RISCHI MINORI

Giulia Piscitelli

gennaio – aprile 2011

La Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea presenta la mostra personale di Giulia Piscitelli dal titolo Rischi minori, la prima a Roma e la più ampia tra quelle sinora realizzate dall’artista. Curata da Stefano Chiodi, la mostra raccoglie un nutrito gruppo di opere che testimoniano un percorso tra i più originali del panorama artistico degli ultimi anni. Con Rischi minori Giulia Piscitelli offre un quadro esauriente delle diverse sfaccettature della sua opera e insieme la misura della sua forza e della sua autenticità.

Giulia Piscitelli scandaglia con sguardo acuto la dimensione quotidiana, portando allo scoperto i suoi tratti grotteschi e paradossali grazie a un umorismo amaro e malinconico che si trasforma a volte in un’aggressiva ironia. Con un’ampia gamma di mezzi espressivi – dal disegno al video, dalla pittura alla fotografia e all’installazione – l’artista agisce di volta in volta con il distacco dell’etnologo o la complicità del testimone; le zone marginali delle città e le periferie industriali diventano uno scenario abitato da un’umanità dispersa, confusa, dalla vitalità contraddittoria, che nei suoi tic, nel suo involontario umorismo, nelle sue ossessioni, nella sua frammentata routine esistenziale appare incarnare la condizione comune nell’epoca attuale.

Il percorso della mostra si snoda attraverso installazioni, proiezioni video, fotografie, “pitture”, collage e lavori sonori, in cui tornano alcuni temi cari all’immaginario dell’artista: il contrasto tra fragilità e resistenza, la sfera del lavoro e la corporeità, le mitologie del potere e del denaro, l’attrito tra dimensione politica e soggettività, il lavorio del tempo e la memoria. L’insieme si apre con l’installazione Rischi minori (2011), una serie di abiti da lavoro ricoperti di lattice e trasformati in immagini bidimensionali che evocano in modo fantasmatico i corpi vivi che li hanno abitati; in due sale contigue è presentata la complessa installazione Protocollo (2009), centrata sul trauma della malattia scomposto nelle sue componenti mentali e fisiche, cui alludono tutti i suoi diversi elementi (i due disegni Quando inseguo la mia ombra, l’arazzo Tornado (il formidabile destriero di Zorro), le fotografie Sunshine e Non ti riconoscevo per un pelo e il video Plessimetro). Un altro ambiente ospita una videoproiezione senza titolo in cui una tigre si muove ossessivamente nella gabbia in cui è rinchiusa, e un “arazzo” su cui, con il procedimento della scoloritura con varecchina, l’artista ricava la sagoma di una fiala di morfina. In Atlantic City (2010) un piccolo vano non illuminato è riempito dal suono ossessivo delle slot machine di una sala da gioco americana, mentre in un altro lavoro, Scintilla, una serie di chiodi attraversano la suola di una scarpa femminile posata sul pavimento. Proseguendo il percorso si incontra la fotografia (una sorta di autoritratto) Italsider Io Pallone (1996), e l’installazione Line, Do Not Cross (2010) due testiere di un vecchio letto di ferro montate verticalmente su un muro: tra di esse sono tese le strisce di plastica gialla usate dalla polizia americana per isolare il luogo di un delitto. In tre video realizzati tra anni ottanta e duemila (Untitled, 1989; Untitled, 1995; Unter den Linden, 2008) l’artista rivolge la sua attenzione allo scenario domestico e alla dimensione psichica attraverso immagini pensate come dispositivi di risensibilizzazione, macchine mentali il cui compito è far emergere traumi, smarrimenti e conflitti. Uno degli spazi più piccoli della Fondazione ospita Little Italy (2010), due lastre di plexiglas su cui degli assorbenti igienici sono usati per schermare la luce dei tubi al neon, secondo una pratica comune nei carceri femminili. Completano il percorso della mostra Neopolitan Windows, un gruppo di collage di carte colorate che trasformano in motivi astratti le finestre osservate dall’artista nel corso dei suoi viaggi, e Personal Belongings, una vecchia sedia cui è stato applicato a una gamba un peso da bilancia trattenuto da un elastico.

Giulia Piscitelliè nata nel 1965 a Napoli, dove vive e lavora.

Mostre personali: 2009, Protocollo, Galleria Fonti, Napoli. 2008, Ballhaus, a cura di Salvatore Lacagnina, RISO Museo d’Arte Contemporanea, Palermo. 2006, Selected video works 1989-2002, Galleria Fonti, Napoli.

Mostre collettive (selezione): 2010, Trailer Park, a cura di Jörg Heiser, Teatro Margherita, Bari; Beige, Fondazione Morra Greco, Napoli; Strange Comfort (Afforded by the profession) a cura di A. Szymczyk e S. Lacagnina, Kunsthalle, Basilea; Barock, a cura di E. Cicelyn e M. Codognato,Madre, Napoli. 2009, Eppur si muove (And yet it moves), a cura di I. Guerrero, J. Klaring, P. Vermoortel, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene. 2008, 50 Lune di Saturno, T2, a cura di Daniel Birnbaum, Torino; When things cast no shadow. 5th Berlin Biennial, a cura di A. Szymczyk e E. Filipovic; Dai tempo al tempo a cura di J. del Pesco, F. Parry, P. Uran, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; Video Report Italia 2006.07 a cura di Andrea Bruciati, Galleria d’Arte Contemporanea, Monfalcone; Italia, Italie, Italien, Italy, Wlochy a cura di G. Del Vecchio, A. Rabottini, E. Scipioni, A. Viliani, ARCOS Museo d’Arte Contemporanea Sannio; Camera con vista a cura di A. Rispoli e E. Viola, PAN, Napoli; Fate presto, testo a cura di G. Fonseca, Complesso Monumentale di Santa Sofia, Salerno. 2007, Vesuvius, a cura di G. Del Vecchio e S. Palumbo, Moderna Museet, Stoccolma; 1997, Laboratorio Politico di fine secolo, a cura di Gabriele Perretta, Teatro degli Artisti, Roma.